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Figure Femminili nel Primo Conflitto Mondiale

Ricorre il centenario della Prima Guerra Mondiale; tra le varie manifestazioni, mostre, pubblicazioni in corso, l’Associazione Amici Schio Grigny ha sentito l’esigenza di dedicare una serata alla presenza femminile durante l’evento bellico, presenza non trascurabile se si pensa alle migliaia di donne crocerossine, o operaie nelle fabbriche lasciate deserte dagli uomini al fronte.

Ecco allora l’incontro, il 10 Marzo 2015 a Palazzo Toaldi Capra di Schio, con il prof Andrea Vollman, poeta e scrittore risiedente a Lusiana (Asiago), vicinissima ai luoghi teatro della guerra. Di essi il prof Vollman ha conoscenza precisa, convinto che la storia vada conosciuta nei luoghi e nelle persone che l’hanno vista e sofferta.

Ha voluto dedicare la serata a tre donne eccezionali: Marie Curie, Freya Stark, Vera Brittain.

Di MARIE CURIE, nota come studiosa e premio Nobel due volte (1903 per la Fisica, 1911 per la Chimica) ha messo in luce soprattutto l’apporto offerto durante il conflitto. La premio Nobel pensò di portare le sue conoscenze direttamente al fronte:usando auto civili (Massiot o Renault) le dotò ciascuna di un apparecchio radio, con cui il chirurgo militare potesse essere aiutato durante gli interventi, utile innanzitutto per individuare le pallottole nel corpo dei soldati feriti; erano 20 unità mobili, in grado di spostarsi dove ve ne fosse più bisogno . Nel 1916 cominciò anche ad istruire altre donne come assistenti radiologiche, con corsi al Radium Institute di Parigi. Le volontarie erano numerose (100.000 le donne nel servizio sanitario francese nel 1918, di cui 70.000 volontarie) ma non sempre in possesso di adeguate conoscenze; non solo: dal Novembre 1914 al Marzo 1915 fu presente con la figlia, destinata a proseguire sulla via indicata dai genitori, che a 18 anni restò da sola a gestire la Radiologia in un ospedale di guerra presso Ypres. Il milione e centomila radiografie effettuate tra il 1917 ed il 1918 testimonia il lavoro costante di Marie Curie e la sua partecipazione personale e scientifica nell’evento bellico.

 

FREYA e VERA (è il titolo del volume pubblicato dal prof Vollman, sottotitolo “La forza della donna”) erano invece inglesi, attive come crocerossine.

Della prima sono noti soprattutto i viaggi avventurosi (a quell’epoca!) compiuti da sola, nel Medio Oriente, di cui rese conto in molti e famosi libri; il suo ultimo viaggio fu in Nepal, all’età di 88 anni; ebbe del resto vita lunga, 100 anni tutti vissuti intensamente, a partire da quando fu mandata nel 1917 nel fronte Giuliano dove era dislocata l’Unità Britannica Ospedaliera,  di Dolegnano. Freya conosceva bene l’italiano (era innamorata di Asolo, dove volle essere sepolta) e poteva quindi parlare e capirsi coi soldati italiani, qualcosa in più che le altre infermiere non avevano.

Del suo lavoro restano gli appunti del suo diario, dove annotava giorno per giorno le cure e gli interventi effettuati, con un’attenzione particolre all’aspetto umano (“il n. 1, giunto qui quasi isterico, ma che si è ripreso dopo che l’ho lavato e cambiato” – “il n. 4, un torimese cosi buono e paziente…”). Dopo la disfatta di Caporetto si rifugiò a Dronero e poi torno nelle retrovie del fronte, ad Asolo, dove il suo diario di guerra trovò forma letteraria.

Altro temperamento fu Vera Brittain, nata da famiglia inglese agiata, che nel 1915 abbandonò gli studi per dedicarsi all’assistenza dei soldati feriti nell’ospedale di Buxton, come volontaria, passando poi per diversi ospedali. Trovarono la morte durante la guerra il giovane fidanzato (nel 1915) che le dedicava tenere poesi, amici carissimi, ma soprattutto il fratello Edward, minore di lei, valoroso soldato sepolto nel cimitero militare inglese di Granezza (Altopiano di Asiago). Fortissimo fu il legame col fratello, tanto che nel 1921, volle trovare la sua tomba , e là promise che vi avrebbe voluto fossero disperse le sue ceneri. Fu la figlia, nel 1970, ad esaudire il suo desiderio. Dal suo lavoro “Testamento di gioventù”, in cui narra il disinganno di una generazione ricca di ideali ma stroncata dalla guerra (il fratello morì a 22 anni) non esiste traduzione italiana, ma fu un successo in Gran Bretagna, poi tradotto in varie lingue.

Il prof Vollman, parlando di tre donne eccezionali, ha saputo coinvolgere il pubblico presente, composto non solo da membri dell’Associazione Amici Schio Grigny. Si è sentita la sua partecipazione dal calore con cui le ha presentate e l’interessamento dei presenti è stato forte e sincero.

 

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